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La prima cosa che mi preme sottolineare è che ancora oggi salire su una sportiva con motore due tempi non soffocata dalle restrizioni regala emozioni che nessun altra moto può offrire. Le 125, soprattutto le supersportive, non sono moto solo da nostalgici della propria gioventù, ma sono affascinanti esponenti del magico mondo delle moto sportive con motore due tempi.

 

La cagiva mito 125 venne presentata agli inizi del 1990 e rappresentò una sorta di “apice” per quanto riguarda le 125 stradali prodotte a cavallo degli anni '80/'90 insieme alla aprilia RS. Queste due eterne rivali si sono contese nelle diverse versioni il mercato fino al primo decennio degli anni 2000, ma le versioni di serie più potenti restano quelle prodotte dalla loro presentazione sul mercato fino all'applicazione delle norme sulle patenti di guida per i sedicenni entrate in vigore in Italia nel 1996.

 

In particolare la mito chiamata in gergo "faritondi" è stata prodotta dal 1990 al 1994 in diverse varianti e in due macroserie che si distinguono a colpo d'occhio per la presenza della forcella a steli rovesciati a partire dal 1992 (Mito 2). nel 1994 venne sostituita dalla Mito EV che ha modificato radicalmente il design delle sovrastrutture diventanto una Ducati 916 in piccolo.

 

La parola “apice” non sta ad indicare altezzosamente “il meglio disponibile” in quanto anche altri modelli precedenti sono meravigliosi esempi di tecnica, stile e prestazioni, ma l'ultima frontiera del folle periodo del motociclismo “adolescenzialdelinquienziale”. E' incredibile pensare che in quegli anni non ci fosse un freno alle potenze di moto destinate essenzialmente ai sedicenni che potevano, in piccolo, replicare su strada le gesta dei campioni. Il risultato fu un periodo tempestato da troppi morti e feriti sulle strade a cui va comunque il nostro rispettoso ricordo.

 

Carene integrali, mezzi manubri, suono, erogazione e posizione di guida ti trasportavano in una sorta di stato ipnotico che un mio amico, ancora vivo, chiamava “effetto videogame”. Non esisteva spazio per pensare alle conseguenze di un errore di guida che unito alla ovvia incoscienza giovanile creava un cocktail micidiale. La legge che limitò la potenza dei motocicli destinati ai sedicenni entrata in vigore nel 1996 per allinearsi agli altri paesi europei, non giustificò un ulteriore consistente investimento per lo sviluppo di nuove ciclistiche che rimasero praticamente identiche per due decenni sia per cagiva che per aprilia.

 

Inoltre credo si possa parlare di “apice” perché dopo qualche anno in cui l'evoluzione dei 125 fu incentrata soprattutto sull'aumento di potenza e velocità massima, nel 1991 si inizia a parlare maggiormente di “maggiore sfruttabilità del motore”. Questo non cozzava né con la ricerca della potenza massima, che continuava ad aumentare, né con l'immagine corsaiola. Nel Motomondiale, che si correva con moto a due tempi in tutte le categorie (125, 250, 500), la maggiore sfruttabilità del motore era già un obiettivo importante da conseguire da almeno un paio di stagioni. In molti ricorderanno l'avvento dei “motori big bang” a scoppi ravvicinati, orientato proprio verso questo obiettivo. Il risultato é un grande equilibrio ciclistico, ancora attuale, unito a un motore ben più godibile su strada. E' ovvio, oggi, che avere un cavallo in più dopo i 9000 giri sarà anche utile nei confronti “sulla carta”, ma rinunciarvi a favore di una maggiore “schiena” permette di essere più veloci se si é in bagarre e di recuperare eventuali errori in pista. Su strada questo aspetto é ancora più rilevante, soprattutto se si vuole anche “trotterellare” in sicurezza senza continuare a tenere d'occhio il contagiri e se si vuole fare un'esperienza di guida "golosa e godereccia".